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POUSSIERE D'ANGE Film con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggio
  Stampa questa scheda Data della recensione: 17 marzo 1988
 
di Edouard Niermans, con Bernard Giraudeau, Fanny Bastien (Francia, 1987)
 
Un poliziotto, barba di tre giorni e bottiglia nella tasca del pastrano, al quale più nessuno affida un caso importante: una donna, la moglie, l'ha piantato. Ne incontra un'altra: angelo o demonio, come dice il titolo appunto, faremo fatica a comprenderlo fino alla fine.

POUSSIERE D'ANGE, apparentemente un poliziesco, non è di certo un film chiaro. Ma nemmeno, come il mitico THE BIG SLEEP, un film volutamente contorto. È semplicemente un'opera di commanda che cresce, lievita, in seguito all'intervento registico. Che sia relativamente credibile non ha nessuna importanza: poiché ciò che importano sono i personaggi, ed i loro destini all'interno di un mondo poetico. Questo universo, come sempre dovrebbe accadare al cinema, si significa nel rapporto con l'ambiente, con lo sfondo.

Un po' come aveva fatto Alain Resnais in PROVIDENCE, Niermans lo ha composto in modo astratto: ha filmato pezzetti di Marsiglia, di Lione e di Parigi. E all'interno di questa città, tangibile ed irreale al tempo stesso, ha fatto si che le deambulazioni dei personaggi si trasformassero in un itinerario dell'intimo.

Ha girato poi il film con le focali corte: una decisione affascinante e difficile. Tutto è nitido, nell'inquadratura, dal primissimo piano al'infinito. Cosi facendo i personaggi vengono assorbiti dallo sfondo, e questo assume una presenza determinante, quasi ossessiva. Al tempo stesso, tutto dev'essere tenuto sotto controllo. E gli attori, i loro preziosissimi primi piani, vengono rimessi pericolosamente in gioco.

Raccontato cosi, il film potrebbe sembrare un'esercizio di stile: non lo è mai, poiché Niermans è sopratutto vicino ai personaggi. Alla loro umanità, alla loro mutevolezza, alla loro duplicità: Bernard Giraudeau e Fanny Bastien non sono mai stati cosi grandi. Il fascino di POUSSIERE D'ANGE viene dal fatto che il suo realismo è costantemente rimesso in questione. Si pensa (certo anche per il tema, la ricerca di una donna che diventa un'altra) a VERTIGO: perché Niermans, come Hitchcock anche se per strade non necessariamente identiche, gioca meravigliosamente con la polivalenza delle immagini, la mutevolezza degli sfondi che incide sulle apparenze. E sulle nostre convinzioni di spettatori apparentemente disinibiti.

Niermans (fermo dal l980, quando presentò a Locarno il suo primo ed interessante ANTHRACITE) è sicuramente un cineasta: qualcuno, cioè, capace di modificare, e di significare quindi il mondo a seconda del modo di guardarlo. Di quanti, fra coloro che si firmano registi, possiamo dire la medesima cosa?


   Il film in Internet (Google)

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